Tomaso campanella (1568-1639):
AL SOLE
NELLA PRIMAVERA, PER DESIO DI CALDO
M'esaudí al contrario Giano. La giusta
preghiera
dirízzola a te, Febo, ch' orni la
scola mia.
Veggoti nell' Ariete, levato a gloria,
ed ogni
vital sostanza or emola farsi tua.
Tu subblimi, avvivi e chiami a festa
novella
ogni segreta cosa, languida,
morta e pigra.
Deh ! avviva coll'altre me anche, o nume
potente,
cui piu ch' agli altri caro ed
amato sei.
Se innanzi a tutti, te, Sole altissimo,
onoro,
perché di tutti piu, al buio,
gelato tremo ?
Esca io dal chiuso, mentre al lume
sereno
d' ime radici sorge la verde cima.
Le virtu ascose ne' tronchi d' alberi,
in alto
in fior conversi, a prole soave
tiri
Le gelide vene ascose si risolvono in
acqua
pura, che, sgorgando lieta, la
terra riga.
I tassi e i ghiri dal sonno destansi
lungo ;
a minimi vermi spirito e moto dai.
Le smorte serpi al tuo raggio tornano
vive ;
invidio misero tutta la schera
loro.
Muoiono in Irlanda per mesi cinque,
gelando,
gli augelli, e mò pur s' alzano
ad alto volo.
Tutte queste opere son del tuo santo
vigore,
a me conteso, fervido amante tuo.
Credesi ch' ogge anche Giesú da morte
resurse ;
quando me vivo il rigido avello
preme.
L' olive secche han da te pur tanto
favore :
rampol1i verdi mandano spesso
sopra.
Vivo io, non morto, verde e non secco mi
trovo,
benché cadavero per te seppelito
sia.
Scrissero le genti a te senso e vita
negando,
e delle mosche fecerti degno meno
.
Scriss' io ch' egli erano eretici, a te
ingrati e ribelli ;
m' han sotterrato, vindice fatto
tuo .
Da te le mosche e gl' inimici prendono
gioia ;
esserti, se séguiti, mosca o
nemico meglio è.
Nullo di te conto si farà, se io spento
rimango :
quel tuo gran titolo meco sepolto
fia.
Tempio vivo sei, statua e venerabile
volto,
del verace Dio pompa e suprema
face.
Padre di natura e degli astri rege beato,
.
vita, anima e senso d' ogni
seconda cosa ;
sotto gli auspici di cui, ammirabile
scola
al Primo Senno filosofando fei.
Gli angelici spirti in te fan lietissima
vita :
a sí gran vite viva si deve
casa.
Cerco io per tanti meriti quel candido
lume,
ch' a nullo mostro non si ritenne
mai.
Se '1 fato è contra, tu appella al
Principe Senno,
ch' al simolacro suo grazia nulla
nega.
Angelici spirti, invocate il principe
Cristo,
del mondo erede, a darmi la luce
sua.
Omnipotente Dio, gli empi accuso
ministri,
ch' a me contendon quel che
benigno dai.
Tu miserere, Dio, tu chè sei larghissimo
fonte
di tutte luci : venga la Luce Tua.
.